Case domotiche e non solo: ecco tutto quello che c’è da sapere sui prodotti che rendono smart la nostra vita.
Il mercato
Esiste in rete un rapporto del centro studi TIM che descrive le attese di crescita del mercato della domotica in Italia. La descrizione di un mercato ancora indietro rispetto a Francia e UK è ovviamente una ghiotta opportunità per rivenditori e fornitori di servizi che fanno a gara per imporsi come standard, prepariamoci ad una ondata di offerte quindi. Dopo l’ultimo Black Friday quanti di noi hanno resistito alla tentazione di comprare in offerta un dispositivo Amazon che ci faccia parlare con Alexa? E quanti di noi non hanno lo smartphone che risponde ad un “ok Google” oppure “Siri delle mie brame”. Secondo il rapporto che ho menzionato prima gli smartspeaker sono un po’ il cavallo di Troia, l’assaggino di domotica che ci farà venire fame. E’ così facile entrare in casa nostra se ci pensate. Il futuro ci dice che avremo una casa “intelligente” o “smart” ma al momento quella casa che possiamo avere è ben poco “clever” o “furba”
Le lezioni del passato
Prima di andare troppo nel tecnico un esempio sarà più esaustivo di mille parole. Nel 2016 si riporta la notizia (qui il link) di un certo Markus, tipico entusiasta americano, che mette in tutta la casa i sistemi Apple (non ho osato indagare il costo di questo circo). Con Siri, dall’Ipad del salotto accende luci, abbassa temperatura e … apre la serratura di casa. Tutto bello fino a quando il vicino del nostro “smart” Markus non urla dal giardino “hey, Siri, apri la porta” e Siri apre la porta. Ne segue una causa ben poco “clever”. Anche Alexa non è stata immune da “incidenti”. Nemmeno Google in verità, anche se onestamente sono intoppi che fanno parte del gioco (di Machine learning magari ne parleremo un’altra volta)
Dal 2016 si sono fatti passi da gigante nella direzione della sicurezza ma vi siete mai chiesti cosa è la sicurezza? Durante la seconda guerra mondiale si usava la macchina Enigma, una sistema per cifrare i messaggi considerato sicuro. Era un sistema ritenuto sicuro perché considerando la tecnologia disponibile allora era praticamente impossibile decriptare il messaggio. Poi arrivò un certo Turing e tutti ci siamo visti il film. Di quanta sicurezza abbiamo bisogno per la nostra casa?
L’appetito vien mangiando, i rischi pure
La situazione in pratica è questa. Il rignor Rossi compra uno smartspeaker e lo collega ad internet sulla propria rete wifi. Gli piace, è fighissimo parlare con uno speaker, compra quindi le lampadine (“fiat lux”), dominato dalla onnipotenza da divano considera di collegare anche il termostato e forse la serratura di casa dopo qualche tempo. In fondo è comodo controllare via app chi è fuori la porta e autorizzare l’accesso alla vicina per farle innaffiare le piante in nostra assenza con un solo click invece di consegnare le chiavi. Con le telecamerine cinesi comprate on line il nostro signor Rossi verifica che la vicina faccia esattamente cosa si aspetta ed è felice.
Il signor Rossi è felice ma le fondamenta sono allagate e non lo sa. Il problema nasce da un lato dalla gradualità dell’approccio dall’altro dalla mancanza di standard di sicurezza: il signor Rossi ha magari comprato attrezzi di diversi produttori ed ognuno di loro ha ovviamente un diverso grado di sicurezza, quindi ha una alta probabilità che uno di questi Devices possa essere “debole” e sfruttabile da un hacker. Il signor Rossi ha una sola rete, dove condivide foto, computer, luci, videosorveglianza e magari anche la cuccia “smart” del cane. Il nostro hacker di fiducia, una volta entrato tramite la nostra lampadina intelligente (vedete l’allarme sulle lampadine Philips HUE) ha praticamente le chiavi di casa.
A complicare le cose ci sono le app di controllo delle telecamere che richiedono un account su server cinesi o americani (vi ricordo che siete probabilmente in Europa e che quest’ultima tra i mille difetti che ha, si è dotata di una normativa discreta sulla privacy) e vi spingono a comprare servizi in cloud presso di loro (tradotto: comprate spazio sui nostri server fuori Europa). Queste app, relativamente poco diffuse e quindi poco controllate, potrebbero essere a loro volta un problema se portano a corredo trojan e lo installano sullo smartphone da dove controllate il vostro conto corrente.
Casa del nostro signor Rossi è, a sua insaputa, un entropico festival di protocolli, password di default e dati che vengono sparati in America e in Cina continuamente. Tutto questo ha attirato l’attenzione di aziende come Kaspersky (si, quello dell’antivirus) che ha iniziato a distribuire un sistema di auditing della sicurezza domestica. A tutto esiste una soluzione e di solito la soluzione è un business.
Questione di approcci
Cosa dovremmo dire al signor Rossi? Beh, caro Rossi, come in ogni cosa umana sarebbe bene non esagerare. Magari evitare le serrature smart se non si è capaci di creare in casa una doppia rete Wifi indipendente con un bel gruppo di continuità (rimanere fuori casa perché manca la corrente sarebbe una beffa), una connessione internet ridondante (quasi nessuno ci pensa ma se il provider ha problemi?). Evitare le lusinghe tecnologiche: inutile comprare lo spioncino che riconosce le facce dei membri della famiglia se basta una foto a fregarli. Se vuole usare una interfaccia domotica si affidi a soluzioni open source come Home Assistant che non saranno perfette, ma vengono continuamente migliorate, magari non ci saranno foto di lei in mutande su server cinesi.
Il signor Rossi anche se impaurito deve pensarci bene prima di decidere di affidarsi esclusivamente ad Amazon, Apple o Google. Una tale decisione ha un prezzo che non si paga subito. In pratica se ho solo prodotti Apple e dovessi giudicare il loro costo di esercizio (abbonamenti e servizi cloud) troppo esoso rispetto ai concorrenti oppure il loro servizio non al passo con i tempi non potrei passare facilmente alle soluzioni dei concorrenti senza dovere rifare un investimento (ecco il motivo di tanti sconti sui devices “intelligenti”). Insomma caro Rossi, compri pure la sua lampadina ma si informi un po’ prima, decida a quale assistente vocale affidarsi in anticipo valutandone pro e contro e in ultimo … affidi le chiavi di casa al vicino o alla zia quando va in vacanza, non si sa mai.