Il paese di Misilmeri si stringe attorno alla famiglia di Sara Campanella, la studentessa di 22 anni uccisa lunedì scorso a Messina da un collega di università, Stefano Argentino, reo confesso dell’omicidio. Alle 10.30 nella chiesa San Giovanni Battista sarà celebrato il funerale e a presiedere il rito sarà l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice. Il sindaco di Misilmeri, Rosario Rizzolo, ha proclamato il lutto cittadino: bandiere a mezz’asta e un minuto di silenzio negli uffici comunali. Stessa scelta anche a Messina, la città in cui la giovane studentessa studiava e in cui ha trovato la morte, e nei comuni del Palermitano per disposizione del sindaco della città metropolitana, Roberto Lagalla. Domenica per tutto il giorno una folla commossa ha voluto rendere omaggio alla 22enne nella camera ardente allestita nella chiesa delle Anime Sante. Qualcuno ha sistemato un lenzuolo bianco su una palazzina affacciata sulla piazza del paese. “Mi amo troppo per stare con chiunque. Sara Campanella figlia di tutti noi”, recitava la scritta, riprendendo la frase che la giovane universitaria aveva postato sul suo profilo social. la frase si trova adesso su tutte le T-shirt degli amici dei parenti di colleghi che ancora attoniti stentano a credere a ciò che è successo. Oggi è il giorno delle lacrime, ma da domani urlare “non una di meno” non basterà. È il momento di prendere coscienza della piaga che sta attanagliando il nostro paese e prendere una decisione drastica. La prevenzione deve iniziare dalle scuole primarie. Insieme all’educazione musicale, all’educazione fisica è necessario inserire educazione civica con esperti della materia sia in campo giuridico che psicologico per creare uomini e donne consapevoli di principi quali rispetto, libertà, eguaglianza e parità di genere, tentando di superare quello che sembra un elemento insito nel DNA maschile alla luce di tutti i casi che stanno riempendo le pagine di cronaca italiana: il possesso sulle donne e la mancanza del loro diritto di scegliere di autodeterminarsi e di dire no senza avere conseguenze sulla propria vita. E ancora bisogna ricordare ancora una volta la funzione dei centri antiviolenza che prima di contrastare la violenza, ha operatrici che aiutano a riconoscerla, a dare consigli, a dare supporto anche psicologico oltre che legale alle donne. Si ricorda che è anonimo, gratuito e competente proprio per aiutare le donne a riconoscere se un rapporto a qualsiasi livello sia tossico e sia realmente o potenzialmente pericoloso.
Maria De Rosa
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