Siria: imprenditore bresciano inscena il suo sequestro. L’uomo ha ordito la frode assieme ai suoi rapitori in cambio di denaro ed ora è accusato di simulazione di reato e truffa. La Procura ha ordinato oggi l’incarcerazione dei tre sequestratori.
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Siria: imprenditore bresciano inscena il suo sequestro. Il padre non riesce a crederci
Chi inizialmente pareva essere soltanto una vittima si è rivelato essere molto di più. Andrea Sandrini, l’imprenditore bresciano sequestrato in Turchia e detenuto in Siria dal 2016 alla primavera del 2019, è indagato per simulazione di reato e truffa.
L’uomo, infatti, aveva inscenato tutto con la complicità dei suoi tre rapitori in cambio di denaro. Tuttavia, una volta giunto in Turchia, Sandrini è finito nelle mani di un gruppo jihadista vicino ad Al Qaeda ed è stato portato in Siria contro la sua volontà, dove vi è rimasto fino alla sua liberazione nel 2019.
I tre rapitori sono stati rintracciati ed oggi la Procura di Roma ne ha ordinato l’incarcerazione. Si tratta degli albanesi Fredi Frrokaj e Olsi Mitraj e dell’italiano Alberto Zannini, tutti accusati di concorso tra loro e con altri soggetti rimasti ignoti operanti in Italia, Turchia e Siria (questi ultimi sono comunque riconducibili alla galassia jihadista).
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Durante il processo, si è parlato molto anche del caso di Sergio Zanotti, imprenditore bresciano anch’egli sequestrato dallo stesso gruppo e liberato a pochi giorni di distanza da Sandrini. Tuttavia, almeno per il momento, Zanotti non risulta indagato.
Secondo le ricostruzioni, gli uomini giunsero in Turchia per dare il via al finto sequestro, tuttavia, lì vennero fatti prigionieri e ceduti al Turkestan Islamic Part, un gruppo terroristico che si allaccia ad Al Qaeda, in Siria.
Resta incredulo Gianfranco Sandrini, padre della finta vittima. “Non credo che mio figlio possa aver fatto una cosa del genere. Io comunque non ho preso un solo euro” si è così espresso il genitore mentre parlava con l’ANSA in seguiro alle notizie di indagine per simulazione di reato e truffa.
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