Brillanti studentesse universitarie: Sara Campanella, Ilaria Sula, Giulia Cecchettin, Lorena Quaranta, le cui vite sono state stroncate per mano spesso di coetanei o quasi che non hanno la forza di accettare un no che non fa altro che certificare un fallimento personale e spesso professionale aumentando perciò il senso di frustrazione. Il no di ragazze brillanti certifica ancora di più il loro essere piccoli ed inutili. Ragazze che sanno cosa vogliono dalla vita e lo ottengono in maniera eccelsa perché protese verso il futuro. I due femminicidi accaduti a distanza di pochi giorni e che ha coinvolto 2 22enni ha lasciato nello sgomento l’intera Italia che si è vista dinanzi alla certezza che l’omicidio di Giulia Cecchettin per mano di Filippo Turetta è stato un sacrificio vano.

Quello che lascia interdetti e l’età anagrafica dei ragazzi coinvolti. A tale proposito il Servizio Analisi Criminale della Direzione centrale della Polizia criminale, racconta che nel 65% dei casi di violenza sessuale registrati nel 2023, gli autori noti avevano tra i 14 e i 34 anni; il 27% tra i 14 e i 17. Un rapporto del 2024 di Save The Children evidenzia come tra gli adolescenti ci sia una propensione al controllo all’interno delle relazioni, specie attraverso i social, e che persistono stereotipi radicati. Chi si occupa di violenza di genere e incontra i ragazzi nelle scuole riferisce un divario sempre più evidente tra le opinioni delle ragazze sempre più consapevoli e informate tanto da denunciare, riconoscendole, le violenze perpetrate tra le mura domestiche dal proprio padre sulla propria madre, e quelle, dall’altra parte dei ragazzi che sono sempre più ostili e tendono a mettersi sulla difensiva, colpevolizzando le coetanee, ritenute troppo rigide e prive di leggerezza. Ma quello che è allarmante negli ultimi casi di femminicidio che hanno coinvolto giovani e brillanti studentesse universitarie è la mancanza di riconoscimento del pericolo da parte della vittima. Dalla conferenza stampa sul caso Campanella emerge che c’erano state delle attenzioni da parte di questo giovane, anche in maniera insistente e reiterata nel tempo, e che tuttavia allo stato delle indagini, non essendo mai queste attenzioni” diventate “né qualcosa di violento, né di minaccioso, né di particolarmente morboso, evidentemente non avevano destato una particolare attenzione da parte della vittima”. Lo ha detto il procuratore capo di Messina, Antonio D’Amato dopo che i carabinieri del Comando Provinciale di Messina hanno eseguito un decreto di fermo emesso dalla Procura peloritana per l’omicidio di Sara Campanella. La ragazza, ha aggiunto D’Amato, “aveva sì condiviso con i compagni di corso questa attenzione, che le dava fastidio, da circa un paio d’anni, da quando era iniziato questo corso per tecnico di laboratorio in biologia, che ma non avevano superato quella soglia tale da determinare nella vittima una preoccupazione” ha ribadito il procuratore. Eppure in un ultimo messaggio, Sara allarmata manda un messaggio alle amiche e dice “dove siete, sono con il malato che mi segue”. Possibile che nè lei, nè nessuno delle sue conoscenze , le amiche, i suoi familiari abbiano avvertito il pericolo nelle estenuanti e continue attenzioni rivolte a Sara da Stefano? Possibile che non abbiano individuato lo stalking che molto spesso è prodromico al femminicidio? Ecco allora il decalogo per individuare i segnali pericolosi e per correre subito ai ripari. Dire è la Rete nazionale dei centri antiviolenza e grazie alle sue 3000 attiviste si adopera per far riconoscere i campanelli d’allarme ai quali prestare attenzione all’interno di una relazione prima che si arrivi ad un’escalation dell’aggressività dell’uomo sino al femminicidio.
1) La gelosia
Non è mai una dimostrazione di “interesse” o un “atto d’ amore”, come spesso il senso comune e lo stesso partner tendono a giustificare ma una vera e propria forma di possesso che si traduce in una serie di comportamenti fortemente controllanti: dal telefono, alle chiamate continue del partner quando la donna non è insieme a lui, alla geo-localizzazione e per arrivare alle accuse, spesso del tutto infondate, di tradimento
2) L’ intrusione
Il tentativo, molto più frequente di quanto non si pensi, da parte del partner di voler essere sempre presente alle uscite, agli appuntamenti, alle occaasioni di incontro che la donna può avere con la famiglia, con gli amici, con i colleghi e le colleghe di lavoro, con i compagni o le compagne di studio, il controllo degli spostamenti, la richiesta di conoscere le password del telefono o del computer.
3) L’indifferenza
E’ il tipico atteggiamento che il partner assume quando è arrabbiato o non ha gradito un comportamento della donna. Allora diventa distante, indifferente, considera ogni aspetto del quotidiano esaltando e apprezzando ogni persona tranne la compagna, nel tentativo di minarne l’autostima.
4) L’ umiliazione
L’altra faccia dell’indifferenza è l’umiliazione perpetrata nei confronti della partner dal compagno maltrattante, con le offese rivolte direttamente alla donna attraverso le critiche al suo aspetto fisico, alle sue competenze e alle sue capacità. L’umiliazione può avvenire sia in presenza di altre persone ma spesso è reiterata nelle situazioni private e intime.
5) La manipolazione
il partner tende deresponsabilizzare se stesso per far sentire responsabile la donna dei suoi malesseri, di ciò che non funziona nella relazione, proietta insomma ogni colpa sull’altra, provocando un senso di insicurezza e facendo sentire la compagna inadeguata. L’effetto della manipolaizone è che le donne molto spesso iniziano a dubitare delle proprie scelte o di aver preso decisioni che in un certo momento erano le più giuste e che la manipolazione mette in dubbio.
6) Il ricatto
Quando la donna rifiuta di fare qualcosa che il partner vuole semplicemente perchè non è interessata o non lo condivide, il ricatto è la reazione più frequente e anche pericolosa perchè può arrivare a livelli estremi. Il ricatto ha lo scopoo di tenere la donna legata a lui e può anche manifestarsi come minaccia di suicidio: “se mi lasci mi uccido” come nel caso della storia tra Giulia e Filippo che può dar luogo a una vera e propria escalation della violenza, con esiti anche letali
7) Il Controllo
è il segnale forse più facile da percepire: attenzione se controlla tutto quello che fai, quante volte sei con lui quanto tempo trascorrete insieme, con chi esci, come ti vesti, come ti trucchi, dove vai, ed è sempre in allerta, pronto a sbirciare il telefonino al primo messaggio o a porre un fuoco di fila di domande su telefonate, mail, messaggi.
8) L’isolamento
E’ il tentativo di allontanare la donna dalla propria rete amicale o familiare, di isolarla da quelli che sono i suoi punti di riferimento. Avviene il più delle volte in modo subdolo, togliendo valore o denigrando le persone che magari per la partner sono importanti, siano amici, o familiari.
9)L’intimidazione e 10) le minacce
Può anche verificarsi che non gli stia bene un comportamento, un atteggiamento o qualsiasi gesto della partner e passi ad esprimere vere e proprie intimidazioni, e allora dice alla donna che è non è all’altezza, è pazza e arriva alle minacce e all’aggressione vera e propria: come sbattere una porta, guidare in modo pericoloso, tutti atti per mostrare la propria forza e incutere timore.
Se all’interno della relazione si riconoscono uno o più di questi segnali è bene rivolgreesi al 1522 o al centro antiviolenza più vicino che può offrire gratuitamente anonimato, accoglienza, conoscenze, competenze con psicologhe, assistenti sociali ed avvocati per aiutare a decidere, insieme alla donna, i migliori percorsi per la sua tutela.

Maria De Rosa
Avvocato matrimonialista e consulente legale dei centri antiviolenza















































































