Lampante è la notizia degli ultimi giorni, riportata dal Messaggero, riguardante l’aumento delle diffide e dei ricorsi al tar di genitori che inveiscono contro le pagelle scolastiche dei propri figli. Pagelle che, secondo essi, non rappresenterebbero le reali competenze dei propri ragazzi e sarebbero, quindi, ingiuste. Si è tanto discusso riguardo a tale indagine: secondo molti, essa sarebbe la rappresentazione di un’immaturità dei genitori odierni o il frutto di un sovra utilizzo dei registri elettronici. Ad ogni modo, anche se questi dati possono apparire insignificanti, essi possono aiutarci a riflettere su una questione, in realtà, molto seria: l’evoluzione del ruolo del genitore negli ultimi decenni.
Studiare il rapporto genitori-figli è estremamente importante: esso è determinante nella formazione caratteriale/comportamentale di ogni bambino ed (in senso generale) è alla base della nostra società poiché ne determina le caratteristiche. Considerando ciò, comprendiamo come le differenze tra società del passato e quella odierna si possano evincere anche osservando il modo in cui si è evoluto tale rapporto: In passato vigeva il modello della famiglia tradizionale e autoritaria, i genitori avevano un ruolo normativo e contenitivo; i figli dovevano necessariamente sottomettersi al volere dei genitori, spesso trascurando i loro bisogni emotivi. Al contrario, oggi riconosciamo figure genitoriali accoglienti, “morbide” che non impongono attraverso un’eccessiva autorità le regole e tendono ad accogliere i bisogni della prole. Tuttavia, questa “accoglienza” tende troppo spesso all’eccesso, con genitori che sembrano essere più amici dei figli che figure in grado di guidarli nella crescita. La responsabilità genitoriale è incredibilmente importante e si basa sul prendersi cura dei propri figli, concedendo un’adeguata educazione e dando sostegno emotivo.
È fondamentale rendere il proprio figlio autonomo, dandogli i giusti strumenti per autogestirsi, ma in quest’ultimo periodo tale capacità sembra essere impossibile: gli adulti stanno diventando sempre più ossessivi, opprimenti, iperprotettivi. L’intenzione è sicuramente delle migliori, ma in questi casi è inevitabile incappare in situazioni familiari disfunzionali, che contribuiscono alla deresponsabilizzazione dei giovani, che si ritrovano poi incerti davanti a scelte che devono compiere da soli, senza nessun aiuto genitoriale a disposizione. Questi meccanismi poco sani continuano anche e, paradossalmente, soprattutto quando i figli crescono e diventano adulti: la psicoterapeuta Sylvie Galland ha riportato delle testimonianze in cui si nota che più i figli crescono, più i genitori devono impegnarsi per non ricoprire un ruolo che li ha caratterizzati per anni. Genitori iperprotettivi crescono dei figli paranoici e ansiosi: Holly Schiffrin ha definito queste figure ‘genitori elicottero’, che non permettono ai propri figli di prendere le proprie decisioni, addirittura negando loro la possibilità di sbagliare; rendendoli cosi incapaci di affrontare i momenti più difficili. Una delle conseguenze dell’ “helicopter parenting” è senza dubbio la trasmissione delle paure dei genitori ai figli: quando un genitore risponde negativamente a una sollecitazione, il bambino è spinto a sentirsi allo stesso modo; quindi entra in stato di allerta, sviluppando una profonda paura. Una persona che cresce con un genitore iperprotettivo lo fa convinto di non poter compiere nessuna azione da solo, si convince di aver bisogno costantemente di qualcun altro. In questi casi, sviluppare una bassa autostima, dipendenza affettiva, ansia e depressione è molto semplice: nel 2017 uno studio ha rivelato che gli studenti universitari con genitori elicotero hanno riportato livelli inferiori di autoefficacia, con scarsi risultati accademici.
Se da una parte i genitori iperprotettivi sono sempre in aumento, di certo non sono da meno i cosiddetti genitori negligenti: essi sembrano impossibilitati nel fornire attenzioni necessarie ai propri figli, come se non riuscissero a mostrare un coinvolgimento emotivo verso la propria prole. I bambini sono così costretti a gestire i propri bisogni da piccolissimi, hanno difficolta a comunicare le proprie necessità, non sono abituati a seguire regole… Crescendo, per i figli di genitori non coinvolti sarà molto difficile costruire relazioni basate sulla fiducia, sviluppare autostima e molto semplice ricorrere ad azioni illecite per cercare approvazioni, non avendone ottenute dai propri genitori.
In conclusione, ciò che è certo è che il ruolo del genitore è uno dei più difficili da ricoprire: sbagliare risulta facilissimo e d’altronde non esiste un manuale di istruzioni su come essere il ‘genitore perfetto’. Quindi può capitare di incorrere nell’errore; la cosa più importante è avere, nell’agire, consapevolezza del proprio ruolo e ricordare come esso sia fondamentale per lo sviluppo del futuro adulto.
Del Prete Caterina Maria
Saviano Maria Anna