Mimose l’otto marzo, eppure la violenza contro le donne sembra non finire mai
Nella notte tra il 4 e il 5 agosto, a Chianciano Terme (Siena), una giovane schermitrice della Federazione uzbeka è stata abusata da tre ragazzi durante un ritiro. La giovane, a soli diciassette anni, è stata segnata per sempre durante una notte che sarebbe dovuta essere felice, memorabile per la sua carriera. Racconta di essersi svegliata il 5 agosto con il corpo completamente dolorante e nella sua stanza c’erano i tre ragazzi: uno stava dormendo accanto a lei, gli altri due si stavano rivestendo, ridendo di lei. Non rimembra come è finita lì, il suo ultimo ricordo è fermo a una festa degli atleti in un bar; dice di aver bevuto qualcosa. È confusa e intontita, ma riesce a ritornare nella stanza che condivide con una compagna di scherma e la realizzazione la colpisce come un pugno. È stata stuprata. I due indagati maggiorenni, Emanuele Nardella (21 anni) e Lapo Jacopo Pucci (19), si dichiarano innocenti; il terzo, minorenne, è in Procura dei minori, e dice di essere stato in un’altra stanza mentre avveniva l’accaduto. Nonostante tutto, i tre atleti non sono stati banditi dall’attività agonistica e, anzi, la giovane schermitrice è stata costretta a incontrarli nuovamente durante altri ritiri e gare. “Come faccio a fare le gare se ci sono quei tre? Non posso salire in pedana e vedere di nuovo quelle persone, le stesse che mi hanno fatto del male. Mi mettono paura, ma io non voglio abbandonare la scherma” queste sono le parole di una ragazza che ha una passione infinita, ma altrettanta paura. Ha pagato il prezzo di essere una donna, circondata da uomini che non garantiscono sicurezza ma, anzi, la mettono in esponenziale pericolo. Dice di avere una vita danneggiata, di guardarsi allo specchio e riconoscere il suo riflesso come se fosse a pezzi, non riesce a dormire, né a concentrarsi. Eppure tutto quello che la FederScherma dice è ‘la sospensione avviene solo in casi particolarmente gravi’. La domanda, quindi, sorge spontanea: cosa avrebbero dovuto fare per essere sospesi dall’attività agonistica? Ucciderla? Bruciarla? La verità è che le parole di una donna oggi non valgono nulla, perché la voce degli uomini sarà sempre più ascoltata, sempre più aggressiva. Uno scherzo per un uomo è una vita rovinata per una donna. Però dobbiamo essere grate, dobbiamo sorridere, perché l’otto marzo le donne entrano gratis nei musei, ci vengono offerte le mimose, i social sono pieni di uomini che
condividono frasi femministe, ricordano che ‘le donne vanno celebrate ogni giorno, non solo l’otto marzo’. Ma dove sono questi uomini quando i loro amici fischiano o suonano il clacson alle ragazze? Dove sono quando si strusciano con prepotenza sulle donne in discoteca? Perchè non parlano degli stupri che avvengono quotidianamente, dei femminicidi che sono sempre più ricorrenti, delle donne che hanno paura persino di andare in metro da sole perché consapevoli che potrebbe succedere qualsiasi cosa? Non vogliamo mimose, non ci importa delle cene gratis, delle pubblicità per la giornata della donna, delle offerte della telefoniche o degli sconti sul vestiario. Vogliamo il rispetto, vogliamo smettere di avere paura di fare anche la più semplice delle azioni, desideriamo essere ascoltate e considerate quanto gli uomini, vogliamo ricevere lo stesso stipendio, vogliamo essere tranquille quando andiamo a ballare e smettere di preoccuparci di essere palpate improvvisamente. Vogliamo un governo che prenda provvedimenti e degli uomini che ascoltino. “La festa delle donne è tutti i giorni”, eppure sembra che gli uomini ci celebrino stuprandoci.
Marianna Saviano (5D , Liceo Miranda)