Negli ultimi giorni abbiamo tutti sentito parlare della terribiletragedia che si è consumata a Senigallia (Ancona), dove Leonardo, un ragazzo di soli 15 anni, dopo esser stato per lungo tempo vittima di bullismo ha deciso di togliersi la vita. Come al solito, del bullismo sentiamo parlare solo quandoesso è causa di grandi tragedie ma, oltre a questi drammaticimomenti, è raro che ci sia una sensibilizzazione sul tema ed è ancor più raro che la collettività si impegni nella ricerca di strategie che possano prevenirlo. E allora, cerchiamo nelnostro piccolo, di fare chiarezza su un tema tanto delicato ma allo stesso tempo tanto importante. Partiamo da una domandaapparentemente banale ma in realtà fondamentale, cos’è ilbullismo?
“Il bullismo si può definire come una forma di violenzaverbale, fisica e psicologica ripetuta e nel tempo e perpetuatain modo intenzionale da una o più persone (i “bulli”) neiconfronti di un’altra (la “vittima”), al fine di prevaricare e arrecare danno.” (Guarino et al., 2011).
Da questa definizione possiamo benissimo comprendere che Il bullismo è un’interazione tra coetanei caratterizzata da un comportamento aggressivo intenzionale: è importantesottolinearne la sua natura di comportamento deliberato; infatti il bullo cerca di proposito di far sentire la sua vittimaintimidita, minacciata o impotente. Le aggressioni perpetrate non devono essere necessariamente fisiche, ma in molti casipossono essere verbali o relazionali e quindi caratterizzate da minacce, insulti, diffusioni di voci ed esclusione sociale. Tuttiquesti comportamenti hanno un unico ed inequivocabile esito: impattano negativamente la sfera psicologica della vittima.
Per esser certi che in determinate situazioni si possa parlarerealmente di bullismo è però necessario che si verifichino treaspetti fondamentali:
1.intenzionalità: I bulli cercano di arrecare un danno allavittima
2.persistenza: gli atti violenti si ripetono nel tempo e non si tratta di fenomeni isolati
3.asimmetria nella relazione: Tra il bullo e la vittima sigenera uno squilibrio di potere che impedisce a quest’ultimodi difendersi.
Ma perché avviene il bullismo?
L’origine del bullismo è sicuramente molto difficile da individuare, ma in questi ultimi anni studi psicologi hannoprovato a spiegarla: talvolta, per quanto possa sembrareparadossale, il bullo è spinto a prendere in giro individuiperché prova un forte sentimento di inadeguatezza; si sentefragile e non riesce a gestire la rabbia. Non è raro, infatti, che ibulli abbiano scarse capacità di controllo e mancano di competenze sociali, quindi rispondono a tali emozioninell’unico modo che conoscono: provando a dimostrarsisuperiori e fingendo di avere un controllo che concretamentenon hanno. Spesso, inoltre, il contesto familiare e fattori socio culturali aumentano la possibilità di bullismo. A tal proposito, nel 1996, lo psicologo svedese Olweus, ha individuato trefattori familiari che determinano una predisposizioneall’aggressività e che portano, quindi, a comportamenti tipicidei bulli:
-l’atteggiamento indifferente e completamente privo d’affettodei genitori nella prima infanzia;
-la troppa permissività nell’età evolutiva (che può portare a una mancata percezione dei limiti
necessari a una convivenza pacifica);
-l’abuso di punizioni fisiche.
Per quanto riguarda le vittime, invece, si è notato che uno deifattori accomunanti è la scarsa capacita di autonomianecessaria per affrontare una relazione con coetanei ed è spesso determinata da un ambiente familiare iperprotettivo.
Il bullismo porta senza dubbio a una fortissima sofferenza: le conseguenze sono profonde, sia per la vittima che per il bullo. Molte vittime soffrono in silenzio, hanno paura di dirlo a qualcuno, e spesso il dolore è tale da avere ripercussionipsicosomatiche: il malessere si manifesta attraverso mal di pancia, vomito, attacchi di panico, ansia sociale. Tale dolorenon è caratterizzante solo delle vittime, anzi: i dannipsicologici riguardano anche i bulli, che hanno altissimepossibilità di soffrire soprattutto in età adulta, completamenteinfestati e attanagliati dai sensi di colpa.
Ma come si può, quindi, intervenire per prevenire il bullismoe aiutare sia bulli che vittime?
È necessario insegnare ai bambini fin da quando sono moltopiccoli abilità sociali, empatia, gestione delle proprieinsicurezze. Gli educatori dovrebbero impegnarsi per fare in modo che i bambini sviluppino fiducia nelle proprie capacità, ponendo le basi per l’autostima e l’accettazione delle fragilitàe soprattutto insegnando loro il rispetto dell’altro. Il bullismo, inoltre, nasce principalmente nelle scuole perché è proprioquello il luogo in cui i ragazzi incontrano i propri coetanei: è importante promuovere sempre più progetti anti-bullismo, è necessario che gli insegnanti e la scuola in generale siimpegnino a far sentire gli studenti al sicuro; che la scuola siaun luogo in cui poter confidare quotidianamente, anche nellesituazioni più difficili e spinose.
Ci sentiamo, quindi, di esortare sempre più persone (che sianogenitori, insegnanti, figure di riferimento,…) a consapevolizzare i bambini (e non solo) su quanto le parole abbiano un peso e delle conseguenze, sull’importanzadell’amicizia e del rispetto reciproco. Impariamo a coltivaregentilezza e non scortesia, attenzione e non indifferenza, altruismo, generosità e mai violenza.
Del Prete Caterina Maria
Saviano Maria Anna